Io leggo molto da sempre. Sono uno scrittore, ma soprattutto sono sempre stato un lettore. Ai miei genitori sembrava strano e magari disdicevole che io leggessi tanto, così all’inizio degli anni cinquanta ero spesso costretto a leggere di nascosto, qualche volta anche al buio.
Pieno di dubbi come sempre sono stato, non oserei mai criticare chi non ritiene opportuno leggere, ma magari compiangerlo un poco sì.
Mi identifico in pieno nel sogno che una volta fece Virginia Woolf, la grande scrittrice morta esattamente un anno prima che io nascessi.
Una notte Virginia Woolf sognò di essere morta e di andare in paradiso. In paradiso trovò san Pietro che le chiese il suo nome. Poi san Pietro interpellò Dio:
“Signore, quale premio dobbiamo dare alla nostra sorella Virginia Woolf che è arrivata in paradiso?”
“Pietro, questa donna era una persona che leggeva?”
San Pietro chiese a Virginia Woolf se durante la sua vita avesse letto e riferì la risposta a Dio.
“Sì, signore, leggeva molto.”
“Allora, Pietro, non le spetta nessun premio. Il suo premio lo ha già avuto in vita.”
Essendo uno scrittore di gialli, ne ho pubblicati tre, e di noir, è normale che spesso la mia scelta vada verso questi generi, anche per vedere cosa fanno i colleghi. Ma non leggo solo gialli.
Quando parto d’estate leggo ancora di più. A casa passo ore al PC, invece quando parto per lunghi periodi il PC lo porto, ma volutamente senza la chiavetta per il collegamento a Internet e così lo uso solo per scrivere.
Vorrei parlarvi di un paio di libri letti questa estate tra il Molise e la Calabria.
Innanzitutto un giallo della scrittrice francese, molto nota, Fred Vargas.
Io non ho niente contro le scrittici di gialli donne.
Chi ha letto l’intervista che mi ha fatto Massimo Petrucci un paio di mesi fa, in occasione dell’uscita del mio libro IL RITORNO DEL DIAVOLO, (per leggerla fai clic qui) intervista che mi ha poi convinto a iniziare a scrivere per LetterMagazine, ha avuto modo di conoscere le mie preferenze e sa che nessuna scrittrice di gialli figura tra i miei idoli.
Ma ho letto sicuramente dei gialli validi scritti da donne, anche se in questo momento la mia distratta mente non mi suggerisce nessun titolo. Forse sono troppi.
Debbo pure dire che detesto le cattive imitatrici di Agatha Christie, che dalla famosa scrittrice inglese hanno preso solo i lati negativi e non la capacità di creare storie capaci di sorprenderci.
Un nome per tutte: Elizabeth George.
Due volte mi hanno sciaguratamente regalato libri di questa scrittrice, ponderosi volumi utilissimi a tenere fermi i miei appunti nei giorni di vento, e io masochisticamente li ho letti fino alla fine (un giallo è quasi impossibile lasciarlo senza sapere chi è l’assassino), venendo messo al corrente di centinaia di particolari e pettegolezzi che con l’omicidio non c’entravano niente.
Di Patricia Cornwell, la scrittrice del genere che vende di più, dirò solo che secondo me scriveva discretamente all’inizio, ma da tempo scrive male. Ma confesso che ho comprato tutti i suoi libri, sia pure con un discreto senso di colpa e aspettando che uscissero in edizione economica. Però il suo libro, con la sua verità su Jack the Ripper ho smesso di leggerlo prima di arrivare a metà e lo ho volutamente scordato in una casa di campagna.
Comunque come tutti sanno scrivere male non pregiudica le vendite, anzi… vedi Faletti… e non le pregiudica nemmeno la mancanza di ispirazione.
I primi Camilleri con Montalbano non erano male, anche se davano ai non siciliani una idea della Sicilia che con la Sicilia vera e con i siciliani non c’entrava per niente, credete a me. Dopo aver letto i primi, ne ho letto altri con rabbia e con delusione e poi ho smesso di comprarli. Adesso vedo solo gli ottimi film con il commissario Montalbano che passano in televisione, notando che anche questi cominciano a risentire della debolezza e della banalità dell’intreccio.
Ma torniamo a Fred Vargas e al suo L’UOMO DEI CERCHI AZZURRI, che è il romanzo che ho letto.
Di Fred Vargas avevo letto anni fa “Nei boschi eterni”. Non mi ricordo molto di questo libro, il che, per quanto mi riguarda, vuol dire che non era un capolavoro, ma vuol dire pure che non mi era per niente dispiaciuto, se no me lo ricorderei.
“L’uomo dei cerchi azzurri” è il romanzo in cui per la prima volta la Vargas introduce i personaggi che hanno popolato poi anche le sue opere successive.
Il suo investigatore, il commissario Adamsberg, è un personaggio fuori dall’ordinario, certamente non banale e molto interessante, e certamente non banale e fuori dall’ordinario, e naturalmente interessante, è il suo ispettore Danglard. Così come i tre personaggi principali in cui gli investigatori si imbattono nell’indagine sono certamente… ormai l’avete capito… non banali, interessanti e fuori dall’ordinario.
Ora io chiedo ai miei lettori, ogni quanto tempo vi succede di conoscere una persona interessante e fuori dall’ordinario? Ogni dieci anni? Ogni cinque? O magari, poveri voi, non avete mai conosciuto persone straordinarie?
Va bene le manie di grandezza dei francesi, ma, sia pure a Parigi, cinque persone così fuori dall’ordinario in un paio di chilometri quadrati non deve essere facile riunirle insieme.
Vederli tutti insieme mi ha fatto incazzare mentre lo leggevo. Peccato perché la scrittura non è niente male, anche se la trama non è molto verosimile, e non solo per la presenza di tutti questi personaggi eccezionali.
Bisogna pure dire che il libro di esordio spesso presenta dei difetti che l’autore corregge nei libri successivi. Mi è capitato di leggere un anno fa il romanzo di esordio di Giancarlo De Cataldo, ONORA IL PADRE. QUARTO COMANDAMENTO, e l’ho trovato assai debole e di una qualità che non giustificava la ristampa in una collana di larga diffusione. Ma De Cataldo ha poi scritto un libro bello e potente: ROMANZO CRIMINALE, che io ho letto al tempo della sua uscita.
Veniamo ora a un libro della mia estate di cui non posso parlare che bene.
LUPO MANGIA CANE di Martin Cruz Smith.
Martin Cruz Smith è abbastanza famoso e secondo me se lo merita pienamente.
Le atmosfere e i luoghi nei suoi libri sono resi in modo straordinario.
Leggendo questo “Lupo mangia cane” ti chiedi se per scriverlo lo scrittore americano abbia vissuto per mesi nella mortale zona rossa di Chernobyl, dove la maggior parte del romanzo si svolge.
Poi ti ricordi come è descritta la Tokyo nei giorni prima della seconda guerra mondiale in TOKYO STATION, sempre suo, dove tutto è egualmente estremamente verosimile e dove Cruz, nato nel 1941, non può essere stato e capisci che descrivere così bene è una dote di questo scrittore.
Qua niente persone straordinarie come nel romanzo della Vargas, ma straordinari, pur nella loro normalità… mi si perdoni questa mia contraddizione… sono i rapporti tra questi personaggi.
E continuando con le mie contraddizioni, bellissima nella sua normalità straordinaria oppure, se preferite, nella sua singolarità comune a tante altre storie veramente vissute, la storia d’amore tra Arkady Renko e Eva Kazka.
Tutt’altro che scontata la conclusione della trama gialla.
Io che scrivendo ho sempre pensato che il lettore delle mie opere ha diritto a una sorpresa che, pur essendo verosimile, gli mostri che la realtà non era esattamente come appariva ai suoi occhi, mi ci sono ritrovato.
Per quelli che non hanno mai letto Martin Cruz Smith consiglio di cominciare da uno qualunque dei suoi libri, non importa quale. Non avranno cattive sorprese.
P.S. Se i libri li trovate usati è meglio. Risparmiamo qualche albero.
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