lunedì 19 luglio 2010

Il Sospetto

Il 14 giugno 2010 l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), con sede a Vienna, ha chiesto all'Italia di rinunciare al disegno di legge sulle intercettazioni o di modificarlo in sintonia con gli standard internazionali sulla libertà di espressione.


"Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia", ha detto in un comunicato Dunja Mijatovic, responsabile dell'Osce per la libertà dei media. "Il progetto di legge approvato dal Senato nella sua formulazione attuale contraddice le raccomandazioni dell'Osce, specialmente nella misura in cui proibisce l'uso di alcune fonti confidenziali e materiali che possono essere necessari per indagini giornalistiche significative al servizio della democrazia. I giornalisti devono essere liberi di riportare le notizie di pubblico interesse e di essere in grado di decidere come portare avanti un'inchiesta in modo responsabile".
La rappresentante Osce, in particolare, ha ribadito la 'censura' da parte dell'organismo da lei rappresentato delle norme del ddl sulle intercettazioni che prevedono "forti restrizioni nella pubblicazione di atti processuali o di indagine anche prima dell'inizio dei processi", così come le "multe salate" e "anche il carcere" per editori e giornalisti che le pubblichino, così come la previsione del carcere per chiunque, senza essere giornalista, registri e diffonda conversazioni senza il consenso dell'altra persona.
Il 13 luglio 2010 arriva un monito dall’ ONU. Parla, riguardo alla legge bavaglio, il relatore speciale per i diritti, Frank La Rue: "Se adottata nella sua forma corrente, può minare la possibilità di beneficiare del rispetto del diritto di libertà d'espressione in Italia. Secondo l'attuale disegno di legge - sottolinea La Rue - chiunque non sia accreditato come giornalista professionista può essere condannato a quattro anni di carcere per aver registrato una comunicazione o conversazione senza il consenso della persona coinvolta e per aver poi reso pubblica tale informazione". Secondo La Rue, "tale grave pena minerà in modo serio tutti i diritti individuali di cercare e diffondere un'informazione imparziale, in violazione della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici".
Preoccupazioni anche per l'introduzione di una sanzione per giornalisti ed editori che pubblichino il contenuto di intercettazioni prima dell'inizio di un processo. "Tale punizione - prosegue il relatore ONU - che include fino a 30 giorni di carcere e un'ammenda fino a 10.000 euro per i giornalisti e 450.000 per gli editori è sproporzionata rispetto al reato".
Secondo il relatore ONU, "queste norme possono ostacolare il lavoro dei giornalisti investigativi su materie di interesse pubblico, come la corruzione, data l'eccessiva lentezza dei procedimenti giudiziari in Italia, e come sottolineato più volte dal Consiglio d'Europa".
"Sono consapevole - conclude il relatore speciale ONU - che il disegno di legge è stato avanzato per preoccupazioni sull'implicazione della pubblicazione delle intercettazioni sui procedimenti giudiziari e sul diritto alla privacy. Tuttavia, il disegno di legge nella sua forma attuale non costituisce una risposta appropriata a tali preoccupazione e pone minacce al diritto alla libertà d'espressione".
Contemporaneamente l’ONU annuncia una missione in Italia, nel 2011, per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione.
Qui non stiamo parlando di Pubblici Ministeri politicizzati e schierati con l’estrema sinistra oppure di giornali ostili al nostro premier. Stavolta si tratta della presa di posizione di due importantissimi organismi internazionali.
Però la legge va avanti e il nostro parlamento alla fine la voterà, nonostante i partiti di opposizione e le perplessità della sparuta pattuglia finiana.
Quindi diranno sì a questa legge circa cinquecento parlamentari, eletti, in teoria, dal popolo italiano.
Dico in teoria perché da quando c’è questa legge elettorale è stato tolto al popolo italiano il diritto di scegliersi i suoi eletti con le preferenze.
Ora come è possibile che a queste cinquecento persone, davanti al parere di questi importanti organi di cui pure noi italiani facciamo parte, non sia venuto  mai il sospetto che questa legge sia sbagliata e inopportuna e non sia il caso di votarla?
Se l’ONU  decide di venire a indagare a casa nostra per esaminare la situazione della libertà di stampa e il diritto alla libertà di espressione, non viene a questi signori il sospetto che questi diritti siano in pericolo in Italia?
E se questo sospetto  a lor signori (come avrebbe detto il compianto Fortebraccio) non viene, non è lecito che venga a noi il sospetto che i parlamentari della maggioranza sappiano perfettamente che questa legge vergognosa serve solamente a nascondere  di fronte all’opinione pubblica gli scandali e la corruzione che quasi quotidianamente vengono fuori da quel verminaio che è ormai l’Italia, e a ostacolare il lavoro dei magistrati, che di questo putridume per professione si occupano.
E così noi sospettiamo che la votino lo stesso per restare attaccati alle loro poltrone, per evitare di essere messi da parte al momento in cui  si voterà di nuovo, (oppure essere messi nelle liste in posizioni in cui non saranno mai eletti, tanto il cittadino, come dicevo prima, non decide niente)  e anche per il timore, visto che la corruzione è così dilagante, di essere i prossimi a venire scoperti con le dita nel barattolo della  marmellata.
Mi dispiace doverlo dire, e mi rattrista pensarlo, ma temo che il bubbone Italia si stia troppo gonfiando.
Siamo sempre più poveri e più disperati. Temo che se questo bubbone scoppia dopo che ci è toccato in sorte un Silvio Berlusconi ci possa toccare un Juan Domingo Perón.

Pubblicato su CentoMovimenti: http://www.centomovimenti.com/2010/luglio/16_gm.htm

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